Lo scontro fra Il Foglio e Report mette in evidenza tensioni politiche più ampie intorno alla trasparenza dei costi del programma. Sigfrido Ranucci, conduttore della trasmissione, ha replicato alle critiche sostenendo che Report è una delle trasmissioni più efficienti della Rai, che non impiega troupe esterne e mantiene compensi inferiori rispetto ad altri programmi della prima serata, dimostrando come l’inchiesta giornalistica di qualità non debba necessariamente essere costosa. La vicenda riflette una più ampia polarizzazione politica, con Fratelli d’Italia che accusa il programma di fare un’ossessione sul partito, mentre l’opposizione chiede trasparenza nelle operazioni del Garante della Privacy.
Le critiche mosse da Il Foglio a Report
Nel novembre 2025, Il Foglio ha pubblicato un articolo che mette in discussione i costi operativi di Report, suggerendo che il programma generi spese significative per la Rai. L’articolo si concentra sulla polemica politica attorno alla trasmissione e solleva domande sulla trasparenza del bilancio, chiedendosi esplicitamente quanto costino specifiche indagini giornalistiche e operazioni di pedinamento condotte dalla redazione.
Cosa ha scritto Il Foglio e il contesto politico
Il pezzo pubblicato da Carmelo Caruso si interroga sui costi associati alle operazioni di Report, particolarmente riguardo al pedinamento di figure come Agostino Ghiglia, membro dell’Autorità Garante della Privacy, e alla moglie di un parlamentare. L’articolo cita che una troupe tradizionale costa in media 600 euro ogni otto ore, usando questa cifra come parametro di confronto per stimare le spese complessive della trasmissione. La critica si inserisce in un contesto più ampio dove Fratelli d’Italia accusa il programma di concentrare eccessive attenzioni sul partito e definisce la redazione un “covo di complottisti”.
Le accuse di Fratelli d’Italia
La maggioranza parlamentare, attraverso il partito di governo, sostiene che Report dedichi un’attenzione ossessiva a Fratelli d’Italia. Il partito lamenta che la trasmissione abbia causato danno reputazionale a figure di rilievo politico e amministrativo, in particolare attraverso la diffusione di contenuti che sarebbero stati acquisiti mediante pedinamento. Parallelamente, Fratelli d’Italia chiede chiarimenti alla Rai sulla trasparenza dei metodi investigativi del programma e sulla fattibilità economica di mantenere una redazione così attiva.
Report trasmissione virtuosa della Rai
La replica di Ranucci affronta direttamente le critiche sui costi, affermando che Report rappresenta una trasmissione virtuosa della Rai, caratterizzata da grandi ascolti e compensi tra i più bassi della storia della prima serata. Questo dato emerge come cruciale nella narrazione della difesa, poiché distingue il programma da altre produzioni televisive che richiedono budget molto più consistenti a parità di risultati audience.
I numeri di ascolti e l’efficienza della trasmissione
Report mantiene una base di telespettatori considerevole, pur avendo registrato fluttuazioni negli anni. Nonostante le pressioni politiche e le limitazioni imposte, il programma continua a generare interesse del pubblico, confermando la sua rilevanza nel panorama televisivo italiano. L’efficienza della trasmissione risiede nella capacità di produrre contenuti di qualità senza ricorrere a strutture produttive costose, utilizzando un modello organizzativo basato su videogiornalisti e filmmaker piuttosto che su troupe appalti.
I compensi bassi rispetto ad altri programmi Rai
Secondo stime recenti, Sigfrido Ranucci percepisce circa 229.000 euro lordi annui, una cifra che riflette il suo ruolo di vicedirettore dell’Approfondimento Rai. Questo compenso, sebbene significativo, rimane inferiore a quello di altri conduttori provenienti da reti esterne e rappresenta un aumento rispetto ai circa 180.000 euro degli anni precedenti. Ranucci sottolinea che, a fronte di risultati editoriali eccellenti, i costi complessivi della redazione si mantengono contenuti rispetto al valore prodotto, rendendo Report una delle trasmissioni più efficienti dal punto di vista economico della programmazione di prima serata Rai.
La difesa di Ranucci e il modello organizzativo di Report
In risposta alle accuse, Ranucci ha articolato una difesa articolata sul profilo organizzativo della redazione, evidenziando come Report non impiega troupe esterne, una pratica organizzativa consolidata da trent’anni. Questa scelta gestionale rappresenta una soluzione economica intelligente che non compromette la qualità delle inchieste prodotte.
L’assenza di troupe e l’utilizzo di videogiornalisti
Il modello operativo di Report si basa sull’impiego di videogiornalisti e filmmaker interni, che rappresenta un approccio radicalmente diverso da quello delle troupe in appalto. Ranucci puntualizza che questa metodologia è risaputa da decenni e non costituisce una novità o una conseguenza di limitazioni budget recenti. L’utilizzo di professionisti stabili consente alla redazione di mantenere coerenza stilistica, efficienza produttiva e confidenzialità, evitando al contempo i costi variabili e spesso gonfiati delle ditte esterne che forniscono troupe televisive.
La trasparenza e il ruolo dell’ufficio legale Rai
Ranucci ha ricevuto solidarietà esplicita dall’ufficio legale della Rai, che ha difeso “brillantemente” la trasmissione nelle controversie giuridiche sollevate da soggetti critici verso le inchieste. Questo supporto istituzionale rappresenta un elemento cruciale per il giornalismo d’inchiesta all’interno del servizio pubblico, poiché le spese legali associate a possibili querele possono raggiungere cifre proibitive per chi opera al di fuori delle grandi strutture editoriali. La copertura legale consente alla redazione di perseguire storie rilevanti senza l’intimidazione derivante da cause temerarie con richieste di danni milionari.
Le controversie attorno al Garante della Privacy
Il contesto politico si complica ulteriormente grazie alle controversie che coinvolgono il Garante della Privacy e i suoi vertici, con implicazioni dirette sulla vicenda di Report.
Ghiglia, Stanzione e le tensioni politiche
Agostino Ghiglia, membro dell’Autorità Garante della Privacy, è finito al centro di polemiche legate al pedinamento condotto da Report. Parallelamente, Pasquale Stanzione, presidente dell’Autorità, è stato oggetto di critica da parte di Fratelli d’Italia per presunti legami politici con il Partito Democratico e per posizioni ritenute non imparziali. Queste tensioni riflettono una polarizzazione più ampia in cui le questioni di privacy, trasparenza e libertà editoriale si intrecciano con dinamiche politiche nazionali.
La multa di 150.000 euro e il caso dell’audio privato
Il 23 ottobre 2025, l’Autorità Garante della Privacy ha sanzionato la Rai con una multa di 150.000 euro, la più alta mai comminata a una trasmissione televisiva. La sanzione riguarda la diffusione di un audio privato contenente conversazioni fra l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e sua moglie, trasmesso durante una puntata di Report. Ranucci ha difeso fermamente il lavoro della redazione, denunciando ciò che considera una forma di censura destinata a limitare la libertà di inchiesta del servizio pubblico.
Implicazioni più ampie per il giornalismo d’inchiesta
Le tensioni attorno a Report riflettono sfide sistemiche affrontate dal giornalismo d’inchiesta italiano nel contesto contemporaneo.
Pressioni politiche e minacce alla libertà editoriale
Il caso di Report esemplifica come il giornalismo d’inchiesta moderno affronti pressioni multiformi: non solo limitazioni di budget e tagli organizzativi, ma anche ostacoli normativi e pressioni politiche che complicano la produzione di contenuti critici. Le querele temerarie, i tentative di limitare l’accesso a informazioni, e le controversie normative rappresentano strumenti di intimidazione che scoraggiano l’approfondimento giornalistico indipendente, specialmente per chi non beneficia della protezione legale di grandi strutture editoriali pubbliche.
La necessità di trasparenza nei costi e nella metodologia
Mentre la maggioranza insiste sulla trasparenza dei costi delle indagini di Report, Ranucci ha controreplica argomentando che la trasmissione opera già con efficienza economica e metodologica superiore rispetto a molte altre produzioni Rai. La richiesta di trasparenza si rivela quindi paradossale: Report ha già dimostrato di produrre contenuti di qualità a costi inferiori, mantenendo compensi fra i più bassi della storia della conduzione televisiva italiana. La vicenda solleva questioni fondamentali su come la società italiana valuta il contributo del giornalismo pubblico e su quali criteri dovrebbero guidare il finanziamento della ricerca giornalistica di qualità nel servizio pubblico.




