La puntata di Report del 2 novembre 2025 ha riacceso le tensioni intorno al caso Report e al Garante della Privacy, portando alla luce un presunto incontro tra Ghiglia e Arianna Meloni presso la sede di Fratelli d’Italia. L’inchiesta ha sollevato questioni critiche su possibili conflitti di interessi del consigliere del Garante, scatenando reazioni politiche trasversali e accuse reciproche tra il programma di Rai3 e gli ambienti governativi.
La puntata di Report e il contesto della controversia
La trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci ha dedicato un servizio a Agostino Ghiglia, membro del Garante della Privacy, ricostruendo un incontro che il giornalista sostiene sia avvenuto il 22 ottobre 2025 presso la sede di Fratelli d’Italia in via della Scrofa. La puntata di Report ha svelato un messaggio dello stesso Ghiglia in cui avrebbe comunicato ai suoi uffici: “domani vado da Arianna”, confermando così quanto la trasmissione aveva ricostruito attraverso le proprie inchieste.
Il tempismo del servizio non è casuale: la data dell’incontro precede di poco il voto del 23 ottobre con cui il Garante della Privacy ha comminato una multa di 150mila euro a Report, in relazione alla violazione della privacy della moglie dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano, Federica Corsini. Prima della messa in onda, Ghiglia aveva inviato una pec alla Rai chiedendo il blocco della trasmissione, denunciando una presunta acquisizione illecita dei suoi dati personali. La richiesta è stata respinta perché ritenuta infondata in assenza di interventi dell’Autorità giudiziaria.
Il presunto incontro Ghiglia Arianna Meloni Report
La ricostruzione di Report sull’incontro Ghiglia Arianna Meloni Report si basa su molteplici elementi: il messaggio intercettato, le testimonianze raccolte, e la ricerca di comprendere se vi sia stato un collegamento temporale sospetto tra l’appuntamento e la successiva decisione sanzionatoria verso il programma.
Secondo quanto riferito da Ranucci durante la puntata, gli argomenti della conversazione avrebbero riguardato gli audio pubblicati da Report tra Sangiuliano e la moglie, nei quali Federica Corsini chiedeva al marito di interrompere il rapporto di consulenza con Maria Rosaria Boccia. Arianna Meloni avrebbe sostenuto che il contenuto di quegli audio non fosse di pubblico interesse, mettendo in discussione quindi la legittimità della loro diffusione.
Il messaggio come elemento centrale delle accuse
Il testo del messaggio “Domani vado da Arianna” rappresenta l’elemento probatorio più rilevante della ricostruzione di Report. Ghiglia non ha negato l’esistenza del messaggio, ma ne ha fornito una lettura alternativa: secondo la sua difesa di Agostino Ghiglia, quando comunica ai suoi uffici di andare “da Arianna”, intende semplicemente che si recherà presso la sede di via della Scrofa, senza specificare che l’obiettivo principale era Arianna Meloni.
Tuttavia, il giornalista del Fatto Quotidiano Thomas Mackinson, ospite di Report, ha sottolineato un discrepanza temporale significativa: mentre Bocchino (direttore del Secolo d’Italia, presunto motivo ufficiale della visita) parlava di un incontro di “20 minuti”, il tempo totale della permanenza di Ghiglia nell’edificio sarebbe stato di circa 70 minuti (dalle 15:35 alle 16:45), creando quindi un buco di circa 50 minuti il cui utilizzo rimane non chiarito.
La difesa di Agostino Ghiglia e le contraddizioni emerse
Ghiglia ha cercato di contenere i danni fornendo una versione alternativa degli eventi, sostenendo che si fosse recato presso la sede di Fratelli d’Italia esclusivamente per incontrare Italo Bocchino, direttore editoriale del Secolo d’Italia e parlamentare, al fine di discutere della presentazione di un libro che lo stesso Ghiglia stava per pubblicare.
La conferma parziale di Italo Bocchino
Italo Bocchino ha confermato ufficialmente l’incontro con Ghiglia, dichiarando che: “Ghiglia era venuto a trovare me, che ho l’ufficio accanto alla sede di Fratelli d’Italia, che è l’ufficio della Fondazione Alleanza Nazionale, dove c’è anche la stanza del direttore editoriale del Secolo d’Italia. Mi era venuto a parlare della presentazione del libro che ha scritto a Roma, a chiedere una mano per la comunicazione”.
Nonostante questa conferma da parte di Bocchino, la ricostruzione non ha convinto gli inquirenti giornalistici di Report, poiché non spiega adeguatamente la durata estesa della permanenza presso il palazzo.
Le contestazioni sulla tempistica e le implicazioni
Un aspetto cruciale emerso durante la puntata riguarda il collegamento temporale tra l’incontro con Arianna Meloni e il voto sulla sanzione. Secondo Ranucci, il giorno dopo l’incontro del 22 ottobre, precisamente il 23 ottobre mattina alle 10:30, Ghiglia avrebbe partecipato al voto che ha sanzionato Report. Questo nesso temporale ha alimentato il sospetto di un possibile conflitto di interessi o di una pressione esercitata durante l’incontro.
Il ruolo della multa a Report e il conflitto di interessi
La multa da 150mila euro inflitta da Report rappresenta il vero fulcro della controversia, trasformando il presunto incontro da semplice evento politico in potenziale episodio di rilievo giudiziario e amministrativo.
La questione della violazione della privacy della moglie di Sangiuliano
Il Garante della Privacy aveva sanzionato Report per la diffusione di audio riguardanti conversazioni tra Gennaro Sangiuliano e la moglie Federica Corsini, ritenendo violata la privacy della consorte. Report aveva contestato questa decisione, ritenendo che il contenuto degli audio avesse rilevanza pubblica poiché toccava questioni di interesse generale legate a potenziali conflitti di interessi del ministro.
Le implicazioni dell’incontro sulla credibilità del voto
Se si accettasse la ricostruzione proposta da Report, l’incontro tra Ghiglia e Arianna Meloni avrebbe potuto rappresentare un’occasione per esercitare pressioni sul consigliere del Garante prima che votasse la sanzione. Questo renderebbe la decisione di Ghiglia compromessa e metodologicamente vizziata, sollevando dubbi sull’indipendenza dell’Autorità stessa.
D’altro canto, Ghiglia ha contrastato energicamente queste accuse, denunciando una violazione della sua corrispondenza privata, accusando Report di aver acquisito illecitamente i suoi messaggi e di averli utilizzati senza autorizzazione, il che costituirebbe un reato di violazione della privacy.
Le reazioni politiche e le richieste di dimissioni
La messa in onda del servizio ha immediatamente scatenato reazioni da parte dell’opposizione, con richieste traverse di dimissioni di Agostino Ghiglia dal ruolo di consigliere del Garante.
La posizione del Movimento 5 Stelle
Il M5S, attraverso una nota dei propri esponenti in vigilanza Rai, ha dichiarato: “Agostino Ghiglia non può più stare lì e deve dimettersi il prima possibile. Il fatto che ieri abbia provato a bloccare la messa in onda del programma aggiunge solo gravità a un quadro già gravissimo”.
Gli esponenti pentastellati hanno inoltre criticato duramente Arianna Meloni, chiedendosi: “Come fa Arianna Meloni a continuare a stare zitta? Non sente il dovere di spiegare nel dettaglio cosa si è detto nel suo incontro con Ghiglia nella sede di Fratelli d’Italia proprio il giorno prima della multa a Report?”
La convergenza con il Partito Democratico
Il Partito Democratico ha sostenuto le stesse richieste di dimissioni, unendosi così al M5S nel chiedere una risposta pubblica più trasparente dalle figure coinvolte nella vicenda.
Fratelli d’Italia risponde: accuse di “ossessione” e “Rai del complotto”
Fratelli d’Italia ha reagito alle accuse di Report e ai commenti politici dell’opposizione, accusando Sigfrido Ranucci di ossessione nei confronti del partito e della sua dirigenza.
La critica alla presunta partigianeria di Report
I portavoce di Fratelli d’Italia hanno denunciato quello che definiscono un atteggiamento sistematicamente ostile del programma verso il governo e, in particolare, verso il partito. Il riferimento a una “Rai del complotto” sottende l’idea che la televisione pubblica stia organizzando una campagna coordinata di delegittimazione nei confronti di FdI.
La strategia difensiva: attacco alla credibilità di Report
La strategia difensiva di Fratelli d’Italia si concentra sul contestare il metodo giornalistico di Report, sostenendo che la trasmissione avrebbe violato la privacy di Ghiglia mediante l’acquisizione illegittima dei suoi messaggi privati. In questo modo, il partito tenta di rovesciare l’accusa da Ghiglia verso Report stesso, trasformando il consigliere del Garante da potenziale responsabile a vittima di soprusi giornalistici.
Secondo questa narrazione difensiva, Report starebbe conducendo un’inchiesta fondata su prove ottenute illegittimamente, cosa che compromette la validità stessa dell’indagine e la rende inaccettabile dal punto di vista deontologico e legale.
Il Garante della Privacy e il ruolo di Pasquale Stanzione
Accanto alla figura di Agostino Ghiglia, la controversia tocca anche il ruolo del presidente del Garante della Privacy, Pasquale Stanzione, sebbene in modo meno centrale.
L’Autorità garante per la protezione dei dati personali, di cui Garante della Privacy Stanzione è presidente, costituisce un organo indipendente dello Stato italiano preposto a vigilare sul rispetto della normativa sulla privacy. La credibilità di questa istituzione dipende dalle scelte e dai comportamenti dei suoi membri, incluso Ghiglia. Qualora si provasse una violazione dei criteri di indipendenza, l’intera autorevolezza dell’Autorità risulterebbe compromessa.
Conclusioni e sviluppi attesi
La controversia attorno al caso Report e all’incontro tra Ghiglia e Arianna Meloni rimane complessa e articolata, con interpretazioni diametralmente opposte a seconda dell’ottica da cui la si osserva. Da un lato, Report sostiene di aver documentato un possibile conflitto di interessi; dall’altro, Ghiglia e Fratelli d’Italia contestano il metodo investigativo e negano le implicazioni compromettenti delle accuse.
Quello che emerge con chiarezza è che la fiducia nell’indipendenza del Garante della Privacy è stata messa in discussione, indipendentemente dall’esito finale della vicenda. Le richieste di dimissioni di Ghiglia, provenienti da forze politiche trasversali, segnalano la consapevolezza diffusa che, quando sussistono dubbi legittimi sulla neutralità di un membro di un’Autorità indipendente, la soluzione migliore potrebbe essere il passo indietro.
La vicenda evidenzia inoltre le tensioni strutturali tra i media di inchiesta e le istituzioni, sollevando interrogativi sulla liceità dei metodi di indagine giornalistica e sulla necessità di bilanciare il diritto alla trasparenza pubblica con la protezione della privacy personale, persino di coloro che rivestono ruoli istituzionali importanti.




